martedì 10 gennaio 2012

INDIVIDUO E SOCIETÀ - La prima ed ultima libertà - Jiddù Krishnamurti

Il problema che sta di fronte a molti fra noi è se l'individuo sia semplicemente lo strumento della società, o ne costituisca il fine. Voi ed io, come individui, dobbiamo venir usati, diretti, educati, controllati, configurati secondo un certo schema dalla società e dal governo; oppure la società, lo stato, esistono per l'individuo? È l'individuo il fine della società; oppure egli è semplicemente una marionetta da istruire, sfruttare, macellare come strumento da guerra? Questo è il problema che sta di fronte a molti fra noi. È il problema del mondo; se l'individuo costituisca un meno strumento della società, balocco di influssi, da plasmare; o se la società esista per l'individuo.

Come lo risolverete? È un problema serio, non vi sembra? Se l'individuo è un mero strumento della società, allora la società è di gran lunga più importante dell'individuo. Se ciò è vero, allora dovremo rinunciare all'individualità e operare per la società; l'intero nostro sistema educativo va rivoluzionato e l'individuo trasformato in uno strumento da impiegare e poi distruggere, liquidare, togliere di mezzo. Ma se la società esiste per l'individuo, allora la funzione della società non è di costringerlo a conformarsi ad un qualunque schema, ma dargli il senso, l'urgenza della libertà. Così dovremo trovare quale delle due ipotesi sia falsa.

Come investighereste il problema? Perché è vitale: non siete d'accordo? Non dipende da nessuna ideologia, né di destra né di sinistra; e se ne dipende, allora è semplicemente questione di opinioni. Le idee nutrono sempre inimicizia, confusione, conflitto. Se dipendete da libri di destra o di sinistra, o da libri sacri, allora dipendete dalla pura opinione, sia essa di Buddha, di Cristo, del capitalismo, del comunismo o di quel che vi pare. Sono idee, non verità. Un fatto non si può mai negare; l'opinione sui fatti può negarsi. Se possiamo scoprire quale sia la verità della questione, dovremo esser capaci di agire in modo indipendente dalle opinioni. Non è dunque, necessario scartare quanto altri abbiano detto? L'opinione del politico di sinistra, o di altri leader, nasce dal loro condizionamento; perciò, se per compiere le vostre scoperte dipendete da quanto si trova nei libri, siete puramente legati all'opinione. Non è una questione di conoscenza.

In qual modo troveremo la verità rispetto al nostro problema? In base a ciò agiremo. Per trovare la verità, dovrete esser liberi rispetto a qualsiasi propaganda, il che significa poter esaminare il problema indipendentemente da qualsiasi opinione. Il compito dell'educazione consiste tutto nel ridestare l'individuo. Per constatare la verità in merito al nostro problema, dovrete essere estremamente chiari, il che significa che non potrete dipendere da alcuna guida. Quando scegliete una guida, lo fate perché siete confusi, e così anche i vostri leader lo sono, ed è appunto quanto sta accadendo nel mondo. Perciò non potrete guardare al vostro leader per trarne guida o aiuto.

Una mente che desideri intendere un problema non solo dovrà comprenderlo interamente, completamente; ma dovrà esser capace di seguirlo prontamente, perché un problema non è mai statico. Il problema è sempre nuovo, sia esso un problema di carestia e di fame, di psicologia, o di qualsiasi altro genere. Ogni crisi è sempre una crisi nuova; perciò, per intenderla, una mente dovrà sempre esser fresca, chiara, rapida nel seguire. Penso che molti fra noi si rendano conto dell'urgenza di una rivoluzione interiore, l'unica che potrà comportare una trasformazione radicale dell'esteriore, della società. È questo il problema di cui mi occupo io e tutte le persone di serie intenzioni. Come provocare una trasformazione fondamentale, radicale della società: questo è il nostro problema; e la trasformazione esteriore non potrà aver luogo senza una rivoluzione interiore. Poiché la società è sempre statica, qualsiasi azione, qualsiasi riforma venga attuata senza questa rivoluzione interiore sarà ugualmente statica; e dunque senza questa costante rivoluzione nell'intimo non vi è alcuna speranza, perché, senza di essa, l'azione esteriore diviene ripetitiva, abituale. L'effetto di una relazione tra voi ed un altro, tra voi e me, è società; e tale società diventa statica, non ha qualità vitalizzante, finché non vi sia questa costante rivoluzione intima, una trasformazione creativa, psicologica; ed è perché non esiste questa costante rivoluzione interiore che la società si irrigidisce sempre, si cristallizza, e perciò dev'essere continuamente spezzata.

Qual è la relazione tra voi e la miseria, la confusione, in voi e dentro di voi? Senza dubbio questa confusione, questa miseria, non è sorta da sola. Voi ed io l'abbiamo creata; non una società comunista o capitalista o fascista, bensì voi ed io, nei nostri rapporti l'uno con l'altro. Quel che siete dentro di voi si è proiettato fuori di voi, sul mondo; quel che voi siete, quel che voi pensate e sentite, quel che voi fate nella vostra esistenza di ogni giorno, si proietta all'esterno, e costituisce il mondo. Se siamo miserabili, confusi, caotici all'interno, per proiezione ciò diventa il mondo, diventa la società; perché il rapporto tra voi e me, tra me ed un altro è la società; la società è il prodotto delle nostre relazioni - e se le nostre relazioni sono confuse, egocentriche, meschine, limitate, nazionali, proiettiamo tutto questo e introduciamo il caos nel mondo.

Quel che voi siete, è il mondo. Così il vostro problema è il problema del mondo. Senza dubbio - non credete? - questo è un fatto semplice e fondamentale. Nei nostri rapporti con una persona o con molte sembra che, in qualche modo, si trascuri sempre questo punto. Vogliamo provocare alterazioni mediante un sistema o mediante una rivoluzione di idee e di valori fondati su un sistema, dimenticando che siamo voi ed io a creare la società, a provocare ordine o confusione a seconda del modo in cui viviamo. Perciò dovremo cominciare da vicino, cioè dovremo occuparci della nostra esistenza quotidiana, dei nostri pensieri e sentimenti e azioni quotidiane, che si rivelano nel nostro modo di guadagnarci la vita e nella nostra relazione con le idee o le fedi. Questa, non è vero? È la nostra esistenza quotidiana. Ci occupiamo della nostra sussistenza, di trovarci un lavoro, di guadagnare denaro; ci occupiamo delle nostre relazioni con la famiglia o i vicini e ci occupiamo di idee e di fedi. Ora, se esaminate ciò di cui ci occupiamo, vedrete che fondamentalmente si fonda sull'invidia, non è soltanto un mezzo per guadagnarsi da vivere. La società è costruita in modo da essere un processo di conflitto ininterrotto, di divenire ininterrotto; è basata sull'avidità, sull'invidia di chi è superiore a voi; è l'impiegato che vuol diventare direttore, il che mostra che egli non si occupa soltanto di guadagnarsi la vita, di avere i mezzi di sussistenza, ma di acquisire posizione e prestigio. Questo atteggiamento crea, naturalmente, disastri nella società, nelle relazioni; ma se voi ed io ci occupassimo soltanto della nostra sussistenza troveremmo i mezzi giusti per guadagnarcela; mezzi non fondati sull'invidia. L'invidia è uno dei fattori più distruttivi nelle relazioni fra gli uomini, perché denuncia il desiderio di potere, la lotta per una posizione, e in ultima analisi porta alla politica: l'una e l'altra sono strettamente legate. L'impiegato, quando si sforza di essere promosso direttore, diventa un fattore nella creazione di una politica di potere che conduce alla guerra: e dunque è responsabile direttamente della guerra.

Su che cosa si basano le nostre relazioni? La relazione tra voi e me, tra voi ed un altro - che è società - su che cosa si fonda? Sicuramente non sull'amore, per quanto se ne parli. Non è fondata sull'amore, perché se vi fosse amore vi sarebbe ordine, pace, felicità tra, voi e me. Ma in quel rapporto, tra voi e me, vi è una dose assai grande di cattiva volontà che assume la forma del rispetto. Se fossimo eguali, l'uno e l'altro, nel pensiero, nel sentimento, non vi sarebbe rispetto umano, non vi sarebbe cattiva volontà, perché saremmo due individui che si incontrano non come discepolo e maestro, non come un marito che domini la moglie, né come una moglie che domini il marito. Quando vi è cattiva volontà si ha una brama di dominio che fa sorgere gelosia, rabbia, passione, tutto ciò che, nella nostra relazione, crea un conflitto costante cui cerchiamo di sfuggire; e ciò produce ancor più caos e miseria.

Ora, per quanto riguarda le idee che sono parte della nostra esistenza quotidiana, dei nostri desideri e formulazioni, non sono forse esse appunto, che distorcono la nostra mente? Poiché: che cos'è la stupidità? La stupidità è conferire valori errati a quanto la mente crea, o a quanto la mano produce. Moltissimi tra i nostri pensieri scaturiscono dall'istinto di conservazione, non è così? Alle nostre idee, oh, a tantissime di esse, non si conferisce forse un significato errato, un significato che in sé non possiedono? Perciò quando crediamo in una qualche forma, sia essa religiosa, economica o sociale, quando crediamo in Dio, in un'idea, in un sistema sociale che separa l'uomo dall'uomo, nel nazionalismo e così via, senza dubbio conferiamo alla fede un significato errato, il che significa stupidità, perché la fede non unisce la gente, la divide. Così vediamo che, attraverso il modo in cui viviamo, possiamo determinare ordine o caos, pace o lotta, felicità o miseria.

Così il nostro problema, non vi pare? è se possa esistere una società statica, e nello stesso tempo un individuo nel quale si verifichi questa rivoluzione costante. Vale a dire, la rivoluzione nella società deve cominciare con la trasformazione interiore, psicologia dell'individuo. Molti di noi desiderano assistere ad una trasformazione radicale della struttura sociale. Qui sta tutta la battaglia che si sta combattendo nel mondo: provocare una rivoluzione sociale col sistema comunista o con altri mezzi. Ora, se vi è una rivoluzione sociale, è questa un'azione che riguarda la struttura esteriore dell'uomo; per quanto radicale possa essere tale rivoluzione, essa per sua stessa natura resterà statica se non vi sarà una rivoluzione all'interno dell'individuo, se non avrà luogo una trasformazione psicologica. Perciò per costruire una società che non sia ripetitiva, che non sia statica e disintegrante, una società continuamente viva, è del tutto imperativo che si abbia una rivoluzione nella struttura psicologica dell'individuo: poiché senza una rivoluzione interiore, psicologica, la mera trasformazione dell'esterno riveste ben scarso significato. Vale a dire, la società risulterà sempre cristallizzata, statica, e dunque sempre in via di disintegrazione. Qualunque sia la misura, e qualunque sia la saggezza, con cui si può promulgare una legislazione, la società si troverà sempre nel processo di decadimento perché la rivoluzione deve aver luogo all'interno, e non puramente all'esterno.

Penso sia importante comprenderlo; non sorvoliamo su ciò. L'azione esteriore, una volta compiuta, è finita, è statica; se la relazione tra gli individui, che è la società, non è il risultato di una rivoluzione interiore, allora la struttura sociale, essendo statica, assorbirà l'individuo e pertanto lo renderà egualmente statico, ripetitivo. Rendendosene conto, rendendosi conto del significato straordinario di ciò, non vi sarà questione di accordo o disaccordo. È un fatto che la società sempre si cristallizza e assorbe l'individuo; e che una rivoluzione continua, creativa, può verificarsi soltanto nell'individuo, non nella società, non all'esterno. Vale a dire che una rivoluzione creativa può aver luogo soltanto nelle relazioni individuali, che sono la società. Vediamo come la struttura della società attuale in Italia, in Europa, in America, in ogni parte del mondo stia rapidamente disintegrandosi; e lo sappiamo all'interno delle nostre stesse vite. Possiamo osservarlo non appena scendiamo in strada. Non ci occorrono grandi storici per dirci il fatto che la nostra società è in dissoluzione; e che occorrono nuovi architetti, nuovi costruttori per creare una società nuova. La struttura nuova va costruita su fondamenta nuove, su fatti e valori scoperti di fresco. Tali architetti non esistono ancora. Non vi sono costruttori, nessuno che, osservando, si renda conto del fatto che l'intera struttura va in rovina e che si trasformi dunque in architetto. È questo il nostro problema. Vediamo che la società si dissolve e si disintegra; e siamo noi, voi ed io, che dovremo esserne gli architetti. Voi ed io dovremo riscoprire i valori e costruire su basi più fondamentali, durevoli; perché se guardiamo agli architetti professionisti, ai costruttori politici e religiosi, ci troveremo precisamente nella medesima posizione di prima.

Poiché voi ed io non siamo creativi, abbiamo ridotto la società al caos; così voi ed io non siamo creativi, perché il problema è urgente; voi ed io dovremo essere consapevoli delle cause del collasso della società e creare una struttura nuova non fondata sulla pura imitazione, ma sul nostro intendimento creativo. Ora, ciò implica, non vi pare? un pensiero negativo. Il pensiero negativo è la forma più alta di intendimento. Cioè: per comprendere che cosa sia il pensiero creativo, dovremo affrontare il problema negativamente, perché un modo positivo di affrontarlo - che, cioè, voi ed io si divenga creativi per costruire una struttura nuova della società - sarebbe puramente imitativo. Per intendere che cosa stia crollando, dovremo investigarlo, esaminarlo negativamente: non in base ad uno schema positivo, ad una formula positiva, ad una conclusione positiva.

Perché la società crolla, rovina? e sicuramente lo fa. Una delle ragioni fondamentali è che l'individuo, tu, ha cessato di essere creativo. Chiarirò quel che intendo. Voi ed io siamo diventati imitativi; copiamo, sia all'interno che all'esterno. All'esterno, quando impariamo una tecnica, quando comunichiamo l'uno con l'altro a livello verbale, ovviamente dev'esservi in qualche grado un'imitazione, una copia. Io copio le parole. Per diventare ingegnere, dovrò anzitutto apprendere la tecnica, e quindi adoperarla per costruire un ponte. Nella tecnica esteriore occorre una certa dose di imitazione, di copia; quando però ve ne è all'interno, quando vi è imitazione psicologica, senza dubbio si cessa di essere creativi. La nostra educazione, la nostra struttura sociale, la nostra cosiddetta vita religiosa, sono tutte fondate sull'imitazione: vale a dire, io mi adatto ad una formula particolare, sociale o religiosa. Ho cessato di essere un individuo reale; psicologicamente, sono diventato una macchina puramente iterante; con certe risposte condizionate, siano esse quella indù, quella cristiana, quella buddista, quella tedesca o quella inglese. Le nostre risposte sono condizionate in funzione degli schemi della società, sia essa orientale oppure occidentale, religiosa oppure materialistica. Perciò, una delle cause fondamentali della disintegrazione della società è l'imitazione; ed uno dei fattori di disintegrazione è il leader, la cui vera essenza è l'imitazione.

Per intendere la natura di una società disintegrante, non è forse importante ricercare se voi ed io, l'individuo, possiamo essere creativi? Possiamo vedere che quando vi è imitazione dev'esservi necessariamente disintegrazione; quando vi è autorità è inevitabile copiare. E poiché tutta la nostra sovrastruttura mentale, psicologica, è fondata sull'autorità, occorre libertà rispetto all'autorità, per essere creativi. Non avete osservato che nei momenti di creatività, in quei momenti veramente felici di interesse vitale, non si ha senso di ripetizione, non si ha alcun senso di copia? Tali momenti sono sempre nuovi, freschi, creativi, felici. Così vediamo che una delle cause fondamentali della disintegrazione della società è l'imitazione: cioè il culto dell'autorità.

Testo tratto dal libro " La prima ed ultima libertà"

Copywrite
1954 Krishnamurti Writings, inc., Ojai , U.S.A.
1969 Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma

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